Sicuri, efficaci e permanenti: tutte le informazioni sui vaccini anti-Covid

«I vaccini sono sicuri ed efficaci. Il rapporto rischio-beneficio rispetto al Coronavirus è imparagonabile». Il professor Francesco Dentali, direttore dell’hub Covid dell’ASST Sette Laghi di Varese, rassicura imprenditori e cittadini sulla campagna di vaccinazioni in corso di una diretta Facebook di Confartigianato Varese, Confartigianato Lomellina e Artser. Nessuna remora, dunque, nel prenotare la propria somministrazione. «I vaccini che abbiamo a disposizione sono tutti sicuri, gli effetti collaterali ci sono come per ogni vaccino ma sono assolutamente infrequenti – spiega Dentali – ad esempio quelli dei vaccini AstraZeneca, tanto “pubblicizzati”, riguardano una persona ogni 100mila vaccinati al massimo, quindi un dato estremamente basso. Non c’è paragone se lo confrontiamo con i rischi di infezione del virus: da una parte abbiamo una malattia, il Covid-19, che porta ad un alto tasso di ospedalizzazione e che ha un tasso di letalità tutt’altro che trascurabile, dall’altra effetti collaterali in un caso ogni centomila somministrazioni». I più inoculati – Pfizer, Moderna e AstraZeneca, «sono molto efficaci», e lo dimostrano «i dati reali» che arrivano dalle campagne di vaccinazione: «Pfizer in Israele e di AstraZeneca nel Regno Unito ci rassicurano molto, se pensiamo ad esempio che in UK hanno un decimo degli infetti rispetto a noi».

IL CASO ASTRAZENECA
Insomma, per l’esperto in prima linea nei reparti Covid non bisogna farsi ingannare dalle sirene “no-Vax” che continuano a circolare: emblematico è il caso di AstraZeneca, che «offre in alcune fasce probabilmente una copertura immunitaria più alta, ma vede un tasso tutt’altro che trascurabile di pazienti che non vuole farlo. Questo è molto grave ed è la conseguenza della diffusione di alcune notizie» in modo incontrollato. Né farsi venire dubbi rispetto al passaparola sugli effetti delle somministrazioni: «Le reazioni simil-influenzali sono un segnale che il nostro organismo sta rispondendo alla vaccinazione – sottolinea il direttore – fino a quando sono febbre e dolori articolari e muscolari, che in genere durano circa 24-48 ore, non c’è da preoccuparsi. Se ci sono altri tipi di reazione conviene contattare il proprio medico».

IL FATTORE VARIANTI
E rispetto alle varianti, è vero che «possono reinfettare», come nel caso di quella sudafricana, «ma – chiarisce il Prof. Dentali – non ci sono prove che sia più grave di quella tradizionale, nemmeno per quella indiana. Sui vaccini invece i dati sono rassicuranti: pur non essendo sempre efficaci al 100% contro le varianti, portano a conseguenze mitigate e dovrebbero far scendere il tasso di ospedalizzazione».

PROTETTI SOLO DOPO 14 GIORNI
Però bisogna seguire le raccomandazioni. «Dopo la prima dose non siamo protetti prima di 14 giorni, quindi non bisogna sentirsi liberi dopo la vaccinazione – chiarisce il professor Dentali – ma passato questo periodo si ha una riduzione del rischio di infezione fino all’80%, motivo per cui in alcune nazioni come il Regno Unito si è deciso di privilegiare la prima dose su un maggior numero di persone ritardando la seconda dose. Analogamente, in questi giorni il CTS ha autorizzato la seconda dose di Pfizer e Moderna fino a 42 giorni dopo la prima». Anche la mascherina al chiuso «per i prossimi mesi dovremo ancora indossarla, a meno di essere in un ambiente tra soli vaccinati. Perché la possibilità che il virus colonizzi le vie aeree non scende a zero, e anche se vaccinati si potrebbe essere potenziali veicoli del virus». Dentali consiglia «la mascherina chirurgica nella vita di tutti i giorni, la FFP2 dove il rischio di esposizione è molto alto».

RIDUZIONE DI INFEZIONE SINTOMATICA NON AL 100%
Paradossalmente, però, «la preoccupazione» rispetto alla campagna in corso «non è sbagliata, perché occorre continuare a seguire tutte le precauzioni. Il tasso di riduzione di infezione sintomatica dopo la vaccinazione arriva al 90-95%, che non è il 100%, e il tasso di infezione senza sintomi al 70% circa». La campagna vaccinale ha un impatto positivo ma non azzera i rischi, e oggi «in Italia abbiamo ancora 400mila attualmente positivi – rimarca il Prof. – nel maggio dell’anno scorso erano un decimo di adesso, così come le ospedalizzazioni: ecco perché si era potuto riaprire, anche se non c’erano ancora i vaccini». L’effetto della campagna si fa sentire nelle corsie degli ospedali: da un 20% di infezioni ante-vaccini, «oggi nel mio dipartimento – sottolinea il direttore Dentali – non c’è un medico con il Covid».

L’RNA E LA SUA PRESENZA
Le rassicurazioni sono “strutturali”. «Nessuno dei vaccini contiene virus vivo, in passato in alcuni casi è successo che le vaccinazioni fossero compiute con virus attenuati ma in questo caso no – rimarca il prof. Dentali – questi sono vaccini evoluti, alcuni ancora più evoluti come quelli RNA in cui non ci sono più nemmeno tracce del virus ma è presente solo quella parte del virus in grado di creare sulle cellule una sorta di identificazione, un “messaggero”, ma dopo pochissimo dall’inoculazione l’RNA non è più presente. Oppure tratti di virus non funzionanti montati su un adenovirus, antigeni che agiscono sulle cellule per fare in modo di sviluppare una risposta immunitaria».

E l’immunizzazione dopo la vaccinazione dura «sicuramente intorno ai 9 mesi – chiarisce Dentali – ma al di là dei trial clinici, nel mondo reale non sappiamo molto di più perché i primi vaccini risalgono ai primi di dicembre nel Regno Unito. Dovremo attrezzarci per una campagna vaccinale permanente, che non sarà più “di corsa”, ma dovremo abituarci fino a quando il virus non muterà in modo meno nocivo».

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