Sacrifici e coraggio per ripartire dopo la crisi: «Chi non sarà pronto sarà fuori dal mercato»

Il tema non è solo “riaprire”, dato che ormai i tempi della fine del lockdown sono stati adeguatamente scanditi dal Dpcm 26 aprile 2020. Il problema, piuttosto, è come ripartire: con quali clienti, con quali risorse economiche, con quali fornitori. E con quale stato d’animo.

È su questo che focalizzano l’attenzione presidente e segretario generale di Confartigianato Imprese Lomellina, a poche ore dall’annuncio pubblico del premier Conte.
«In primo luogo – premette il presidente Luigi Grechi – è opportuno dire che la fase 2 è stata eccessivamente dilazionata. Faccio un esempio su tutti: spostare a giugno la ripartenza del comparto benessere (saloni di acconciatura e centri estetici) arrecherà un danno pesantissimo a centinaia di imprese del nostro territorio». Eppure gli imprenditori sarebbero stati pronti a riaccendere i motori, nel pieno rispetto di tutte le norme di sicurezza a tutela propria, dei collaboratori e, ovviamente, dei clienti: «Parrucchieri ed estetisti hanno chiuso i battenti l’11 marzo scorso, compiendo un sacrificio enorme, e lo saranno anche per i prossimi 34 giorni. Questo causerà mancati incassi ed enormi difficoltà, ad esempio, nel far fronte ai costi fissi, come l’affitto. Non possiamo chiedere a questi imprenditori un sacrificio tanto grande senza un adeguato sostegno» prosegue Grechi che, al contempo, assicura: «La sicurezza? Siamo già pronti, sapremo garantirla».

Conferma il segretario generale, Roberto Gallonetto: «Il protocollo per il contenimento della diffusione del Covid-19 in azienda ci ha fornito una base chiara sulla quale lavorare e le imprese sapranno farsi trovare pronte e sicure. Ma si eviti di trasformare un buon documento in una costellazione di adempimenti burocratici inutili, che nulla aggiungono alla sicurezza degli operatori, dei loro collaboratori e della cittadinanza in generale». Troppa carta rischierebbe di aggravare lo sforzo richiesto dall’adempimento e, per il quale, sarebbe necessario prevedere un contributo, anche nella forma del credito d’imposta, per sostenere l’investimento dell’impresa in un momento critico sotto il profilo della liquidità.

Grechi e Gallonetto insistono anche su due elementi decisivi per la tenuta delle imprese: la proroga oltre le attuali nove settimane della “cassa integrazione degli artigiani” (Fsba) – 1.172 imprese e 3.967 occupati in provincia di Pavia al 15 aprile scorso – e la gestione oculata delle scadenze fiscali: «Non possiamo permetterci un accumulo nel mese di giugno, a poche settimane dalla ripresa per qualcuno e, addirittura, a pochi giorni per altri: bisogna dilatare il termine oltre la fine del 2020 immaginando un anno fiscale zero».

Infine, al capitolo “cose da fare”, Gallonetto aggiunge la voce asili privati: «Si tratta di un settore che svolge una funzione sociale di supporto agli asili pubblici eppure non sono state previste azioni specifiche di supporto: la riteniamo una mancanza gravissima, che rischia di ripercuotersi sull’incolpevole utenza finale».

A conti fatti, i nodi da sciogliere sono ancora molti ed è difficile vedere la fine delle criticità: «Ho 54 anni – scandisce Grechi – e questa per la mia generazione è la crisi più pesante mai vissuta. Penso alla mia azienda, fondata nel 1963, che quest’anno per la prima volta nella sua storia avrà un fatturato pari a zero: questo mi fa comprendere che abbiamo a che fare con una circostanza epocale e ad un cambiamento radicale non solo del modo di produrre ma anche della società nel suo complesso». Il riferimento è al rapporto tra clienti e fornitori, a quello tra rete distributiva e fornitore e al rapporto all’interno delle filiere.

Quando si ripartirà bisognerà dunque ripensare tutto e ritrovare clienti e filiera distributiva, consapevoli che l’online non sarà la risposta a tutte le domande di mercato. «Almeno non nell’immediato: e questa è una trasformazione che dobbiamo affrontare il prima possibile, anche attraverso un supporto pubblico». Perché «chi non si adatterà al nuovo non sopravviverà: ci vorrà tempo, molto tempo, prima di tornare ai comportamenti antecedenti all’esplosione del Coronavirus».

Le caratteristiche che il presidente di Confartigianato Lomellina individua nelle imprese che ce la faranno sono: intuito (per capire i nuovi orientamenti di mercato, magari appoggiandosi all’aiuto di esperti del settore), fiducia, propensione alla riqualificazione e alla formazione e sacrificio: «Bisognerà magari dimenticare il weekend e mettere risorse aggiuntive in azienda, perché la ricostruzione si fa con grandi sacrifici».

La politica, in parallelo, dovrà dimostrare coraggio, «un coraggio che al momento non vedo, né a livello nazionale né locale». Eppure «la politica in questo momento deve avere il coraggio di superare burocrati e amministrativi e deve saper scegliere, anche esponendosi al rischio». Chi saprà farlo traghetterà la sua comunità fuori dalla temibile palude della grande recessione da Coronavirus.