Nuova Carpi, la seconda vita del suolificio che crea innovazione e moda

Una realtà con 55 anni di vita, che negli ultimi anni – attraverso un cambio di proprietà – ha puntato ad ampliare il proprio raggio d’azione pur in un settore che ha vissuto una contrazione nel corso del tempo. Il suolificio Nuova Carpi, che a Vigevano si occupa di progettazione e produzione di suole prefinite per calzature per uomo, donna e bambino, è sinonimo di qualità. «L’azienda nasce del 1964 come Carpi – racconta la titolare, Simona Grosso – Io l’ho rilevata nel 2016, denominandola Nuova Carpi. Rispetto al passato abbiamo aggiunto una più ampia gamma di suole». Si va dalle lavorazioni più semplici a quelle più costruite: bally, coda, monoblocchi, monozeppe insellate e ogni altro tipo di lavorazione realizzabile in prefinito. «Facciamo tutto quello che riguarda la suola, partendo dalla lastra e arrivando alle moltissime possibili lavorazioni».

TUTTA LA QUALITÀ DELLE LAVORAZIONI
La titolare ha intrapreso questa avventura dopo aver operato in precedenza in tutt’altro settore: «Sono stata attiva per sei anni nel settore marketing di una multinazionale. Ma mio padre Giuseppe ha però sempre lavorato in suolifici, e oggi dà una mano in Nuova Carpi. Attualmente, me compresa, siamo in 14». Vengono usati materiali diversi tra loro: cuoio, gomma, micro, thunit, legno, masonite. Materie prime di qualità e impegno quotidiano sono gli ingredienti primari: «Lavoriamo soprattutto con grandi firme, ma non mancano piccoli stilisti italiani e stranieri. Per crescere ulteriormente, innegabilmente, ci vogliono fondi. Anche per il rinnovo del parco macchine. Recentemente abbiamo acquistato un pantografo, ma per rinnovare del tutto occorrono tempo e denaro». E, come spesso accade, anche il costo del lavoro impone di operare con il freno a mano tirato: «Lo scorso anno sono andate in pensione due persone, ma per ragioni di costi non siamo riusciti a sostituirle».

DIFFICOLTÀ E CONCORRENZA
Il settore non sta vivendo una fase semplice: «Nel tempo hanno chiuso diversi suolifici. E la concorrenza è elevata, in aree come Marche, Toscana e Veneto esistono realtà con 150 dipendenti e macchine all’avanguardia». E per rispondere alle sfide attuali, ci sono state alcune novità: «La passata gestione lavorava con realtà importanti come Caimar e Re Marcello. Oggi operiamo anche molto con Marni, gruppo OTB, e inoltre con piccole realtà del territorio ed estere. La precedente sede si trovava in via Verdi, ma poco dopo il cambio di proprietà ci siamo trasferiti in via Ristori». Circa 800 metri quadrati di spazio. «Abbiamo la modelleria interna. I calzaturifici quindi si possono recare da noi con la forma, noi riusciamo a seguire l’intero processo».

PROGETTI E CREATIVITÀ
Non solo. Perché nel corso del 2018 Simona Grosso, con l’amica Paola Guidi, ha dato vita al brand Meral: «Ci siamo inventate di riutilizzare alcune componenti delle calzature, come ad esempio le parti di rinforzo, per creare braccialetti in cuoio e gomma, e abbiamo aperto un e-commerce». E sin dal nome c’è un rimando al territorio: il termine Meral è infatti un’espressione dialettale vigevanese che significa “merlo”. Sono proprio i cosiddetti “merli” o “merlature” a caratterizzare tutte le creazioni. Partire dal mondo delle calzature, quindi, per sviluppare progetti innovativi e ad alto tasso creativo: anche questa è innovazione.