Non solo conoscenze: sono le competenze a portare i ragazzi nelle imprese

Scuola, formazione e rapporti con le imprese: a che punto siamo sul territorio? Ne abbiamo parlato con Matteo Loria, dirigente dell’Iis (Istituto di Istruzione Superiore) Caramuel-Roncalli di Vigevano. Una realtà che riunisce circa 1.400 giovani, così ripartiti: l’Istituto Caramuel ospita Biennio Itis, Chimica, Elettronica, Informatica, Meccanica e Liceo Scientifico delle Scienze Applicate. Al Roncalli spazio a Manutenzione e assistenza tecnica, Operatore elettrico fotovoltaico e Operatore termoidraulico; al Castoldi troviamo gli indirizzi per Servizi commerciali, Operatore ai servizi di promozione e assistenza turistica, Diploma di Ottico. Vengono altresì sviluppati i corsi serali in Meccanica, Elettronica e Servizi Commerciali. «Con le aziende del territorio – sottolinea Loria – abbiamo un ottimo rapporto, nato e approfondito negli anni attraverso l’alternanza scuola-lavoro. I nostri studenti vengono spesso ospitati dalle imprese, e non di rado nasce poi un rapporto di collaborazione se non di assunzione vera e propria. Abbiamo poi in essere alcuni progetti sviluppati anche con le associazioni di categoria, oltre a un legame con Università e Politecnico, grazie a cui abbiamo ricevuto un braccio robotico che utilizziamo nei laboratori».

LA RICHIESTA NON MANCA
«Spesso ricevo dalle aziende richieste di assunzione dei nostri studenti in uscita, capita che già in primavera i ragazzi abbiamo già il posto di lavoro “pronto”».

Questo accade, in modo particolare, per gli indirizzi di Meccanica ed Elettronica: «Sono gettonatissimi, si tratta di profili che vengono contesi a suon di contratti più favorevoli. Quando ci attiviamo per l’orientamento in ingresso, puntiamo molto su questo elemento. I genitori forse, ancora oggi, ritengono che un figlio iscritto a un liceo sia sinonimo di maggior prestigio o elevazione sociale, ma in realtà spesso è più facile che a trovare impiego e retribuzione di valore siano proprio gli studenti usciti dagli indirizzi tecnici e professionali».

Occorre, insomma, anche un ulteriore passo avanti sul fronte culturale: «Un passaggio decisivo, questo, sia da parte delle scuole che delle aziende. Sia chiaro – prosegue Loria – che tra un diploma tecnico, di liceo o professionale non c’è differenza, sono tutti e tre diplomati».

COMPETENZE PRIMA DI TUTTO
La strada maestra è quella dello sviluppo di competenze: «La scuola italiana forma in maniera diversa rispetto, ad esempio, a quella anglosassone, che è fortemente specializzante. Noi diamo una formazione di base più ampia, ma la strada è quella delle competenze, cioè andare sempre più a soffermarsi su ambiti specifici e specializzarsi, pur mantenendo appunto una formazione un po’ più ampia rispetto ad altri Paesi. Le aziende, oggi, hanno sì bisogno di conoscenze, ma anche e soprattutto di competenze».

Un qualcosa che emerge chiaramente anche con riferimento ai dati relativi ai profili richiesti dal mercato: «C’è sempre più bisogno di tecnici, e non dimentichiamo che un tecnico che intende proseguire l’attività di studio può farlo, questo accade in maniera crescente». Una considerazione chiara, e fortemente aderente alla realtà: per creare il domani della città, del territorio e del Paese, occorre avere idee ben precise e, appunto, solide competenze.