Nei Paesi Baltici c’è spazio per l’export italiano

istock-1171714465_lituania_export720Il panorama dell’economia globale sta cambiando forma e le imprese hanno l’imperativo quotidiano di doversi guardare attorno, per scegliere il paesaggio più favorevole in cui fare business. Da qualche semestre si sono accorte che c’è un “Est vicino”, che comincia in Europa, parte dalla Polonia, si conferma interessante e arriva fino alle Repubbliche Baltiche.

Quali sono i mercati e i settori da tenere d’occhio anche in vista anche di missioni d’affari? Lo abbiamo chiesto a Darius Čiginskas, della Contact Baltic di Vilnius.

Perché è importante la regione baltica? Sono mercati piccoli ma con grandi opportunità.

Estonia, Lettonia e Lituania sono tre mercati che si possono definire piccoli, sia per dimensione geografica (superano “solo” i 6,4 milioni di abitanti) che per la potenza di fuoco del loro PIL complessivo. Hanno avuto anch’essi uno stop repentino dovuto alla crisi, ma lasciano sul terreno delle tracce importanti:

  • Tra il 2001 e il 2007 (sono entrate nell’Unione Europea nel 2004) hanno avuto performance economiche notevoli, con aumenti del PIL tra il 6% e il 13%.
  • Tra il 2017 ed il 2018, la crescita media del PIL è stata meno forte, ma ha comunque valori interessanti e promettenti, tra il +3,2% ed il 4,9%, così come il 2019 che promette di chiudere con un +3%.
  • Le retribuzioni medie, quindi il potere d’acquisto, continuano a crescere e nell’area sono passate da 590,00 € (2014) a 960,00 (2019).
  • La disoccupazione è ai minimi storici con tassi che oscillano nei tre paesi tra il 5% e il 6,5%, pertanto le persone che dispongono di un reddito sono la quasi totalità della popolazione attiva.

I paesi sono inoltre fortemente integrati a livello commerciale con le macroregioni confinanti; in particolare la regione scandinava (soprattutto per quanto riguarda il settore finanziario ed immobiliare), la Polonia (soprattutto con la Lituania), la Bielorussia e la Germania.

I rapporti con la federazione Russa sono forti anche se contraddittori; ad ogni modo i Russi sono la principale minoranza etnica della regione con oltre 500.000,00 cittadini di etnia russa e una Enclave a Kaliningrad.

I maggiori vantaggi? Lingue, modernità, infrastrutture.

Oltre al dato della crescita economica, ci sono elementi di contesto altrettanto decisivi che confermano l’interesse delle imprese per i mercati baltici.

Il primo, il più concreto, è quello delle infrastrutture: sono paesi in cui si costruisce il nuovo e si rinnova l’esistente, sia nell’edilizia – anche commerciale – ma soprattutto nelle infrastrutture (energia e trasporti, anche grazie a finanziamenti UE).

E non solo quelle fisiche. È ormai noto infatti che l’Estonia, per esempio, sia ad un livello di infrastrutturazione tecnologica molto avanzata.

L’aspetto intangibile, ugualmente importante, è quello del capitale umano: la manodopera nazionale è di alta qualità, costa meno che in centro Europa, e conosce diffusamente uno o più lingue straniere.

Un aspetto importante è poi la concentrazione urbana; su un territorio che ha 6 milioni di abitanti sono presenti 12 città con più di 100.000 abitanti (di cui 6 in Lituania) dove si concentra la popolazione con reddito più elevato.

Con quale prodotto cominciare? Il food prima di tutto, packaging compreso.

I prodotti che funzionano, a macchia di leopardo, sono gli apparecchi tecnologici e i macchinari, e anche l’abbigliamento.

Ma è soprattutto il food il primo asso da giocare, sia per la curiosità di una popolazione che ringiovanisce, esce da anni di “chiusura” politica e vuole essere moderna guardando a Occidente, sia perché il food italiano ha già un’ottima e percepita allure di qualità: consegna ai consumatori uno status di benessere.

Il settore del food è in costante crescita e, dopo un primo periodo che ha visto l’affermazione dei prodotti industriali, oggi il cliente locale ha iniziato a conoscere le cucine territoriali e a ricercare prodotti più di nicchia.

Prova di questo sono la nascita di numerose piccole “boutique del gusto”, piccoli negozi che prevedono una rotazione di prodotti dove i clienti cercano l’esclusività e i consigli sull’impiego.

Un canale che resta importante è l’Horeca: i ristoranti italiani sono in costante crescita con menù e carte dei vini sempre più diversificati.

Da dove cominciare? Partire dalla Lituania, poi Estonia e Lettonia.

Andare in Lituania significa costruire una piattaforma per penetrare gradualmente anche agli altri mercati vicini. Ecco perché è utile cominciare da lì.

La Lituania è anche il mercato più popoloso dei tre, e presenta potenzialità dimensionali maggiori.

Ecco perché, mettendo insieme la priorità del food e della Lituania, Confartigianato Imprese vi ha già piantato una bandierina importante: ha portato in visita a Varese e Vigevano Darius Ciginskas, partito proprio da Vilnius per venire a incontrare imprese di food ed anche del packaging, settore decisivo per potenziarne le performance.

Nell’attesa di conoscere presto l’iniziativa della primavera del 2020 che riguarderà proprio i mercati baltici, è possibile approfondire l’argomento con dettagli ed esperienze di imprese già coinvolte nel progetto.

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