Le crisi endemiche della nuova normalità, Impossibile farcela da soli: serve unità

«Abbiamo iniziato il 2022 con la speranza di una nuova normalità costruita attorno alla ripresa, alla stabilità e alla programmazione. Ci ritroviamo alle prese con un conflitto bellico che ferisce l’Europa e colpisce un sistema economico già fortemente provato dalla pandemia e ora afflitto da una crisi energetica di proporzioni mai viste negli ultimi quarant’anni». Così il presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, Luigi Grechi, in apertura dell’assemblea degli associati che giovedì 28 aprile ha approvato il bilancio e tirato le somme di un periodo complesso.

«Reagiremo – le parole di Grechi – come abbiamo fatto di fronte al tracollo finanziario del 2008, al terremoto dei debiti sovrani del 2012, e agli ultimi due anni di Covid. È una sfida che affronteremo e supereremo nella consapevolezza che le imprese hanno le armi del coraggio, della determinazione e dell’innovazione. Lo faremo, ma non lo faremo da soli».

Fondamentale il ruolo dell’associazione, che si conferma solida e presente: «Abbiamo retto gli urti violenti di due anni inimmaginabili mantenendo stabilità finanziaria e conservando un ruolo centrale di rappresentanza delle piccole e medie imprese sul territorio. Non abbiamo abdicato, neppure nei momenti più difficili, al nostro ruolo di accompagnamento delle aziende, assicurando competenze, presenza, vicinanza e attenzione alle dinamiche di una provincia che più di altre ha riportato ferite al suo tessuto sociale e imprenditoriale».

«Chiarezza, lucidità, concretezza, una visione sempre aperta e la massima disponibilità al confronto sono i cardini della nostra realtà associativa e su questi poggeremo per sostenere il mondo imprenditoriale e sociale della Lomellina e della provincia di Pavia» ha proseguito Grechi, senza dimenticare che il cigno nero del Covid così come quello bellico «sono diventati parte della nostra quotidianità e, probabilmente, lo saranno con sempre maggior frequenza, fino a diventare endemiche alla realtà di ciascuna impresa. Vivremo nelle prossime settimane, mesi e forse anni in quello che il sociologo Daniele Marini definisce “presente continuo”. Ovvero in un “oggi senza certezza nel domani”».  

Che fare? «Fare impresa non potrà più essere un mestiere solitario: avremo bisogno di condivisione e supporto. Nessuno si salva da solo, e nessuno sarà costretto a farlo. L’associazione saprà fare la sua parte, saprà esserci e saprà valorizzare il tessuto economico della provincia di Pavia. Siamo consapevoli di essere un territorio in difficoltà: in occasione dell’ultima congiunturale abbiamo visto troppi segni meno e, probabilmente, il dramma della guerra peggiorerà la situazione, aggiungendone di nuovi o peggiorando gli indicatori già in ipossia. Il quadro è negativo ma occorre trovare, in noi, nel nostro saper fare impresa e nel saper fare rete, la determinazione e la convinzione per una reazione rapida e incisiva».

La situazione è compromessa, ma non irrisolvibile: «Parte della provincia di Pavia e della Lomellina sono state identificate zone depresse dall’Ue per le politiche di sviluppo. Questo significa per noi mettersi al tavolo come associazioni e istituzioni e parti sociali e fare progetti di rilancio del territorio». Progetti sì, ma credibili.

«Siamo un territorio di confine tra la Grande Lombardia e l’area più agricola del Piemonte e paghiamo lo scotto del gap infrastrutturale, di essere tagliati fuori dalle grandi direttrici e di essere un territorio frammentato che non ha mai fatto sistema. Dobbiamo cambiare visione, lo diciamo da tempo e la situazione di questo momento impone senza sconti di agire in questa direzione».

Insomma, meno particolare e più unità per affrontare le crisi strutturali e quelle contingenti, come i timori legati allo spropositato aumento delle materie prime, o alla loro difficile reperibilità, che rischia di bloccare molte imprese che, pure, avrebbero ordinativi per poter produrre senza problemi. A questo si vanno ad aggiungere i prezzi stellari di luce e gas che, erodendo i margini, rendono ancora una volta antieconomica la produzione. «Problemi veri, problemi da affrontare insieme, compatti e con progetti veri e realisti» conclude Luigi Grechi.