L’appello-paradosso delle imprese: «Lasciateci riciclare i rifiuti»

«Lasciateci riciclare i rifiuti». L’appello – paradossale nell’era dell’economia circolare – arriva dalle imprese, costrette a chiedere a Governo e Parlamento di trovare una soluzione (possibilmente urgente) al blocco delle operazioni di riciclo dei rifiuti nel nostro Paese.

L’obiettivo è quello di poter riciclare tutta una serie di nuovi materiali per i quali oggi la circolarità è resa impossibile dalla mancanza di norme. E le aziende, per superare l’impasse, chiedono di recepire rapidamente la Direttive Europea sull’economia circolare del 2018, che consentirebbe alle Regioni di autorizzare caso per caso le attività.

Il mancato riciclo di questi nuovi materiali (dagli pneumatici usati per le piste da atletica al vetro di telefonini e tv, dagli oli vegetali esausti per il biodiesel ai rifiuti da spazzamento stradale) fa perdere all’economia italiana 2 miliardi di euro all’anno, e rischia di favorire il malaffare.

TUTTO E’ INIZIATO DAL CONSIGLIO DI STATO
I problemi sono iniziati nel febbraio 2018, con una sentenza del Consiglio di Stato che ha stabilito che le Regioni non potevano autorizzare le attività di trattamento dei rifiuti sul loro territorio, in mancanza di una normativa nazionale specifica, annullando di fatto tutte le autorizzazioni per le attività di riciclo più recenti e innovative.

La misura dello Sblocca Cantieri in materia di cessazione della qualifica di rifiuto (End of Waste) non ha risolto la situazione, limitandosi a salvaguardare le tipologie e le attività di riciclo previste e regolate dal DM 5 febbraio 1998 e successivi, escludendo quindi quelle che sono state sviluppate nel frattempo.

Questo quadro normativo di fatto impedisce diverse attività di riciclo di rifiuti di origine sia urbana che industriale e la realizzazione di nuove attività e impianti.  Eppure, la raccolta differenziata è una precondizione per gestire in modo virtuoso i rifiuti attraverso il loro corretto conferimento verso impianti preposti al riciclo. Ma non basta. Gli impianti devono essere autorizzati a far cessare la qualifica di rifiuto (End of waste) in modo che, dopo il trattamento, restituiscano prodotti, materiali e oggetti destinati al mercato.

L’invio dei nostri rifiuti all’estero ha costi troppo elevati per i cittadini e le imprese ed è proprio un Paese povero di materie prime come l’Italia a dover valorizzare i materiali di scarto per essere competitivo nel confronto internazionale e rafforzare la propria base imprenditoriale.

IL RISCHIO E’ PENALIZZARE ANCHE I CITTADINI
Con l’appello a riciclare, le imprese si rivolgono dunque al legislatore ma, per estensione, anche ai cittadini. Se le operazioni di riciclo non vengono rapidamente sbloccate, la crisi in atto che già colpisce la gestione dei rifiuti, urbani e speciali, si aggraverà e porterà a situazioni critiche in molte città su tutto il territorio nazionale, con il rischio di sovraccaricare le discariche e gli inceneritori.

Le attività più colpite sono proprio quelle che impiegano modalità e tecnologie più innovative per il riciclo e recupero dei rifiuti e quindi paradossalmente anche le più efficaci per la tutela ambientale e lo sviluppo dell’economia circolare. La soluzione per porre fine a questa emergenza è stata indicata dall’Europa con il Pacchetto di Direttive in materia di economia circolare, pubblicato a giugno 2018. Le imprese e le Associazioni hanno richiesto con forza di recepire tali Direttive per garantire una gestione sicura ed efficiente dei rifiuti e affrontare le sfide ambientali ed economiche a livello globale.