Il caldo che cura e rafforza le cure: Synchrotherm mette la persona al centro del lavoro

Apparecchiature di alto livello, realizzate nel cuore del territorio. Ha infatti da sempre sede a Vigevano, in via Giulio Uberti, Synchrotherm. Al centro il risultato di un’esperienza ormai più che trentennale, nata dalla collaborazione con il medico statunitense Harry Leveen, il quale fu tra i primi a realizzare, e negli anni Ottanta brevettare, un’apparecchiatura per ipertermia oncologica di tipo capacitivo a radiofrequenze.

«L’evoluzione di questa apparecchiatura, con l’aggiunta del sistema di refrigerazione associato a elettrodi flessibili di diversi diametri, brevettato nel 1988, ha portato alla realizzazione dapprima con marchio Theratherm e, a partire dalla fine degli anni Novanta, con marchio Synchrotherm di un prodotto di elevate prestazioni tecniche ma semplice utilizzo». Oggi in sella all’azienda vigevanese c’è Susanna Rolando, figlia del fondatore Admeto, il cui scopo, da sempre è stato – è la presentazione dell’attività – «quello di realizzare un prodotto che richiedesse impegni ragionevoli, in termini di investimento e gestione manutentiva, mantenendo elevate le prestazioni in termini di efficienza, allo scopo di poter garantire la veridicità della prestazione dichiarata riducendo il più possibile l’incidenza economica, per rendere accessibile il trattamento a un’utenza maggiore». Questo resta l’intento di Susanna Rolando, «determinata a perseguire le linee guida del padre, grazie all’esperienza maturata e alla collaborazione con gli storici tecnici del fondatore».

L’USO DEL CALORE
Un tema certo complesso, difficile da riassumere attraverso pochi termini. Ma che racchiude un’incredibile sostanza: l’ipertermia oncologica consiste infatti nell’uso di differenti fonti di calore, tutto questo per ottenere un aumento di temperature di organi e tessuti con conseguente maggiore sensibilità delle cellule tumorali sia all’aggressione immunitaria, sia all’attività di sostanze chimiche o di radiazioni ionizzanti. Il riscaldamento può essere indotto in tutto l’organismo oppure solo in alcune parti.

«Il vantaggio che ne deriva – sottolinea Susanna Rolando – è un potenziamento  dell’attività di altre terapie, pensiamo a quelle immunologiche, chimiche, radianti, chirurgiche, per ottenere il massimo risultato terapeutico». Importante evidenziare che, è stato provato, alcuni farmaci chemioterapici possono avere maggiore efficacia, a parità di dose, oppure conservare la medesima efficacia con dosaggi inferiori, se somministrati in associazione alle tecniche ipertermiche.

IL TRATTAMENTO
«Per garantire l’esecuzione di un corretto trattamento di ipertermia oncologica – si legge ancora sulla presentazione di questi strumenti – è necessario che l’apparecchiatura emetta una frequenza che consenta di penetrare in profondità senza danneggiare i tessuti superficiali ed eroghi la massima potenza, sopportabile dal paziente, tutto ciò per indurre la massa tumorale, posta in profondità, un surriscaldamento fino a raggiungere la temperatura di 42-43° e mantenendola per un dato periodo di tempo (almeno 30 minuti)».

I sistemi Synchrotherm «sono in grado di garantire queste prestazioni e sono, pertanto, certificati per essere utilizzati nel trattamento di patologie oncologiche profonde». Grazie alla versatilità offerta dal sistema capacitivo «possono essere trattate un ampio tipo di neoplasie. La speciale concezione del sistema capacitivo è ideale per il trattamento di tumori solidi localizzati in profondità ma si adatta, anche, per il trattamento di neoplasie semi-superficiali».

DALL’ITALIA ALLA CINA
«La produzione delle macchine è realizzata sulla base degli ordini – spiega la titolare – lavoriamo in outsourcing, qui facciamo da punto di riferimento per l’assemblaggio».

Quante macchine Synchrotherm sono presenti in circolazione? «In Italia una decina (da segnalare l’impegno, ad esempio, del Dottor Paolo Pontiggia a San Genesio, ndr), inoltre ce ne sono cinque in Russia e altrettante in Germania. Nel corso del 2018 ci siamo spinti in Cina, presso una clinica molto grande. Abitualmente, in generale, sono centri privati a interessarsi a queste apparecchiature, pur essendo nel nostro Paese convenzionate ormai dal 2004. Ma non sono stati realizzati i protocolli associati, e questo diviene chiaramente un freno. La speranza, ovviamente, è che in futuro possa crescere anche il numero delle strutture pubbliche interessate». E sullo sfondo di tutto ciò, un valore di estrema rilevanza: la persona.