Economia circolare, plastic tax e tutto ciò che non fa “rifiuto”

economia circolare

Un euro al Kg sulla plastica e tutti i problemi sarebbero risolti? Nell’attuale momento economico la produzione lineare, dove le materie prime, grazie a energia e lavoro, diventano prodotti vendibili, preoccupandosi solo in misura marginale degli scarti da smaltire, non è più sostenibile.

La scarsità delle risorse del nostro pianeta, il surriscaldamento globale e l’inquinamento si scontrano con modelli produttivi che vedono gran parte degli articoli prodotti, distrutti al termine del loro ciclo di vita. La CO2 emessa principalmente per la produzione di energia, per l’attività industriale e per i trasporti è responsabile del surriscaldamento dell’atmosfera, di incendi e alluvioni, mentre l’inquinamento è causa di malattie per le quali spendiamo circa 3 miliardi/anno in medicinali e cure mediche.

Il mercato del green è molto vasto e con numeri in crescita, vale circa 2,2 trilioni di euro e 19 mila posti di lavoro in Europa.

Si fa dunque un gran parlare di economia circolare. Ma cos’è e cosa prevede in concreto?

Quando si parla di economia circolare ci si riferisce a tutte quelle azioni che all’interno delle attività produttive o di consumo, sono rivolte a ridurre gli scarti, reintegrare i rifiuti prodotti secondo principi di recupero o rigenerazione, differenziare le fonti di approvvigionamento di materia massimizzandone il valore d’uso.

All’interno di ogni processo di produzione diventa allora fondamentale rivedere le fasi di attività, dalla progettazione al consumo finale del prodotto, così da ridurre al massimo ogni spreco durante la sua trasformazione e garantirne, anche dopo il fine vita, il suo riutilizzo o recupero.

L’UE ha introdotto dal 2015, strumenti dedicati all’economia circolare quali finanziamenti a sostegno della progettazione ecocompatibile, norme a tutela della qualità delle materie prime secondarie (cioè derivanti da un riutilizzo di scarti produttivi), incentivi alla minor produzione di rifiuti possibili (vedi direttiva su pile e accumulatori, su RAEE, su Discariche e Direttiva quadro sui rifiuti e Direttiva sugli imballaggi e loro rifiuti).

Tutte le iniziative puntano a tre obiettivi:

  • ottimizzare i flussi delle risorse: dove il sistema di recupero/riciclo ha un ruolo fondamentale;
  • allungare la durata dei prodotti: contrasto all’obsolescenza accelerata rispetto a ciò che da un punto di vista tecnologico e sociale ha una durata ancora  accettabile;
  • efficientare l’uso delle risorse: produrre di più con la stessa quantità di materiali, anche con forme di “sharing economy”.

Le numerose Direttive UE o decreti nazionali emanati e che si inquadrano nel tema dell’economia circolare riguardano:

  •  lo stop ai finanziamenti di progetti energetici derivanti da fonti fossili a partire dal 2021 a favore invece di progetti per la produzione di energia pulita e da fonti rinnovabili; con tecnologie a basso o zero emissioni di carbonio da raggiungere entro il 2030;
  • un pacchetto di misure sulla qualità dell’aria che cita, tra gli altri, un buono mobilità per incentivare abbonamenti al trasporto pubblico o l’uso di biciclette nei Comuni che superano i limiti di emissioni inquinanti o per coloro che rottamano veicoli inquinanti (fino a Euro 3), piantumazione di alberi nelle Città metropolitane, contributi per i punti vendita che attrezzano spazi dedicati alla vendita di prodotti sfusi o alla spina;
  • la messa al bando dal 2021 di articoli in plastica monouso quali posate, cannucce, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo espanso, scatole per fast food o alimenti da asporto, bicchieri per bevande;  obiettivi di raccolta al 90% (entro il 2029) per le bottiglie di plastica (ad es. eco-compattatori nei punti vendita) oltre all’obiettivo del 25% di produzione di bottiglie di plastica con materiali riciclati entro il 2025;
  • la modifica del regime di responsabilità estesa del produttore (contributo a chi immette sul mercato un prodotto o lo utilizza) affinchè sia incrementata la copertura dei costi di smaltimento e disincentivata la produzione di imballaggi difficilmente riciclabili;
  • nell’industria tessile,  dove un’alta percentuale di prodotti venduti finisce in discarica, rispetto alla effettiva durabilità degli abiti, l’obiettivo è di attuare la raccolta differenziata anche inserendo raccoglitori nei negozi  e migliorare e ri-progettare le filiere di produzione per differenziare le fonti di approvvigionamento di materia o utilizzo di filati riciclati (tessuti ricavati dalle alghe, scarti di agrumi).

La transizione da un modello lineare di produzione al modello di circular economy comporta il dover ri-definire le strategie d’impresa in chiave innovativa, reperire supporti finanziari per il re-design del proprio sistema produttivo, partner e filiere da esplorare, programmi di ricerca e innovazione da sostenere.

E’ dunque inevitabile affrontare il problema della “plastic tax” senza  considerare i due poli del problema:

  • la conversione le proprie materie prime con bio-materiali o altre sostanze organiche e biodegradabili, perché se non tutta la plastica che mettiamo nei cassonetti della ccolta differenziata (e continuiamo certamente a farlo!) può essere riciclata, la responsabilità e l’impegno dei produttori deve essere per un maggior  utilizzo di plastiche riciclabili;
  • la diffusione di impianti di trattamento idonei, poiché quelli attualmente presenti non sono in grado di gestire l’enorme mole di scarti prodotti.

PIANO DI LAVORO “ZERO WASTE”

Per le nostre aziende, proponiamo un Piano di lavoro a soluzioni “Zero waste” finalizzato a

– Ri-durre i rifiuti, ottimizzando logistica e costi
– Ri-uso dei prodotti, analizzandone il ciclo di vita, progettandola raccolta, selezione e riuso dei materiali riciclabili,
– Ri-ciclo quando le attività di prevenzione o riduzione dei rifiuti si sono esaurite, è la volta di pensare a come riciclare per generare sistemi a ciclo chiuso di produzione virtuosa o materiali riciclati di elevati qualità,
Ri-pensare i processi aziendali ponendosi l’obiettivo di sostenibilità di produzione, di materiali di flussi logistici o di infrastruttura.

Contattateci: Servizio Ambiente  ambiente@artser.it – tel. 0332.256.111