Prestiti alle imprese, le piccole restano ancora senza ossigeno

Prestiti ancora giù: -0,6% contro il +2,1% dello stesso periodo dello scorso anno. Le rilevazioni risalgono al mese di aprile 2019, e si allineano a quelle del mese di marzo, segnando l’ennesimo picco negativo per le imprese. A soffrire più di altre sono le attività immobiliari, che segnano un calo del 4,8% e le costruzioni, in ribasso del 3,5%, mentre sono in crescita dell’1,9% i servizi e dello 0,4% il manifatturiero.

A conti fatti, al primo trimestre 2019 i prestiti alle piccole imprese risultano in ribasso del 2,3% – peggiorando la flessione dell’1,1% di dicembre 2018 e il -1% di un anno prima –, con un trend peggiore rispetto alla flessione dello 0,6% del totale imprese. A livello regionale i prestiti alle piccole imprese crescono solo in Campania (+1%), Sicilia (+0,4%) e Basilicata (+0,1%) mentre la Calabria è stabile. All’opposto le flessioni più profonde si rilevano in Emilia Romagna (-3,6%), Veneto, Umbria, Marche e Valle d’Aosta (tutte con -3,8%) e Friuli Venezia Giulia (-5,2%). L’inasprimento del trend è diffuso: ad eccezione del Molise, in nessuna regione si registra un miglioramento del tasso di variazione dei prestiti alle piccole imprese.

La maggior selettività nel concedere il credito alle imprese svantaggia le imprese di minor dimensione: i prestiti alle imprese medio-piccole crescono solo se considerate a basso rischio – con la performance migliore e pari al +6,5% per le medie – mentre i prestiti alle grandi imprese risultano sempre in crescita (+5,9% se a basso rischio e +1,9% se ad alto rischio). Particolare criticità per le microimprese, per cui si rileva l’aumento meno intenso (+3,2%) nel caso di basso rischio e la diminuzione più intensa nel caso di alto rischio (-7,6%).

Il costo del credito, di contro, resta su livelli minimi, con un tasso di interesse sui prestiti pagato dalle società non finanziarie in Italia per nuove operazioni che a maggio 2019 è pari all’1,43%, stabile rispetto ad un anno fa (1 punto base in meno) e in linea con il tasso dell’1,4% rilevato nell’Eurozona (-3 punti base in un anno). Nel confronto con i maggiori paesi europei, il tasso italiano è inferiore solo a quello spagnolo che è pari all’1,73% (-4 punti base in un anno); seguono la Francia con un tasso dell’1,39% (-5 punto base in un anno) e la Germania con l’1,19% (-1 punti base in un anno).