Gioachino, un “maestro” dell’Oca: passione, tenacia e qualità la ricetta della sua Corte

Mortara, la terra dell’oca. Con tutti i suoi prodotti, a partire ovviamente dal salame (Igp dal 2005), che hanno reso il centro lomellino un punto di riferimento internazionale anche grazie alla Sagra di fine settembre, in grado di richiamare decine di migliaia di persone. E tra gli storici grandi protagonisti c’è senza dubbio Gioachino Palestro, creatore de La Corte dell’Oca nonché attuale presidente del Consorzio di tutela del Salame d’Oca, ruolo già ricoperto in passato.

Una tradizione che affonda le proprie radici nella storia stessa del territorio, quella legata all’oca, e attorno al palmipede sono nate negli anni tantissimi alimenti a Marchio “De.C.O”. «Stiamo vivendo una fase di riscoperta dei prodotti tipici – evidenzia Palestro – e mi viene da dire che era ora! Il momento sotto questo punto di vista è positivo. Un po’ è sicuramente una sorta di moda, ma è vero anche che si stanno andando a riscoprire i vecchi sapori della nonna, della zia, della mamma. Tutto questo in un mercato ormai saturo… Non sanno più cosa inventarsi, e si rischia proprio di andare a compromettere ciò che altri hanno costruito in secoli di storia. Ben venga la cucina che fu, quella in cui non si buttava via niente».

UN PUNTO DI RIFERIMENTO
La Corte dell’Oca nasce nel 1988, ma Gioachino «che ha fatto del motto “Crederci sempre, arrendersi mai” una ragione di vita – è la presentazione dell’attività sul suo sito web – ha avuto fiducia dei pochi mezzi a disposizione, realizzando così la sua idea».

Palestro, d’altronde, di esperienza ne ha da vendere. I suo prodotti sono anche arrivati dinanzi ai reali d’Inghilterra, e quando dalle nostre parti si sposò Gianni Rivera – a Cozzo – la cena fu realizzata proprio da un gruppo di lavoro diretto da lui. Figlio di agricoltori, Palestro iniziò a lavorare a soli 12 anni, aprendo a 18 la sua prima macelleria a Mortara. Il binomio con il Salame d’Oca, e con tutto ciò che ne consegue, assunse presto la forma del marchio di fabbrica, tanto da rendere Gioachino un punto di riferimento per il settore, richiamando anche l’interesse di giornali di settore, televisione, guide.

DETTAGLI E TRADIZIONE
La cura dei dettagli ha rappresentato un’arma imprescindibile, per un’attività che a Mortara rappresenta una forma d’arte. Perché il famoso palmipede racchiude i valori della stessa città, una vocazione che pur assumendo nel tempo declinazione diverse si è mantenuta rilevante. «Non è un caso che sia proprio Mortara la città dell’oca – sottolinea ancora Palestro – parliamo della storica capitale della Lomellina, con una tradizione contadina che è giunta fino ai giorni nostri».

Tornando alla Sagra, innegabilmente in questi anni gli eventi a carattere enogastronomico rappresentano – in tutta Italia – un evento di forte richiamo: «Ma attenzione, perché è bene che le sagre non siano una mera occasione di business, ma momenti in grado di promuovere i prodotti della zona, che da noi sono ad esempio riso, oca appunto, rane… Credo che sarebbe giusto fare una selezione, ben vengano le manifestazioni allestite per valorizzare il territorio. Pensiamo anche all’asparago di Cilavegna e a Breme, paese di circa ottocento anime che con grandissima bravura ha saputo promuovere al meglio la cipolla. Tanto di cappello, la strada da seguire è quella».

Per concludere, la famiglia. Tre i figli di Gioachino Palestro: Davide, Daniele, Daniela, in rigoroso ordine d’età, che si stanno facendo strada nel settore. «Ognuno di loro ha imboccato un proprio percorso personale, come è giusto che sia. Si sono rimboccati le maniche, come feci io a suo tempo». Perché anche questi, in fondo, sono i valori positivi da tramandare.