I giovani italiani che se ne vanno. E non ritornano

#Sceltipervoi

Prima gli italiani (ad andarsene dall’Italia)
Gli italiani giovani e qualificati continuano a lasciare il nostro Paese. A loro si potrebbe applicare tranquillamente il mantra salviniano “prima gli italiani”, con una piccola aggiunta – e cioè “ad andarsene dall’Italia”. Peccato che di questo argomento si parli poco e non si spieghi che è in corso una dinamica di sostituzione che avrà effetti di lungo periodo sulla nostra Repubblica (che è fatta di Istituzioni, società ed economia) tra immigrati a bassa qualificazione ed emigrati ad alta qualificazione…
…Secondo un rapporto del Centre for European Political Studies (Ceps), la dinamica migratoria italiana tra il 2007 e il 2017 ha visto un flusso in ingresso di 594.000 unità con titoli di studio basso (354.000) e medio (240.000), e un deflusso verso l’estero di 133.000 italiani con titolo di studio corrispondente alla laurea o di livello superiore. Questo significa che la dinamica migratoria italiana è caratterizzata da un flusso in uscita di individui con titoli di studio alti (laurea e post-laurea, livelli ISCED 5-8) che non è per nulla compensato dai flussi in ingresso, caratterizzati dalla predominanza di immigrazione con titoli di studio medio-bassi, determinando di fatto un ‘drenaggio di cervelli’ verso l’estero…
Secondo l’Istat, il numero di laureati italiani che ha lasciato il paese nel 2017 è stato di circa 25000 con un incremento del 4% rispetto al 2016. L’effetto di una simile dinamica è che gli individui con alto livello di istruzione che lasciano l’Italia sono molto più numerosi rispetto alla popolazione con equivalente titolo di studio che rimane all’interno dei confini nazionali…L’Italia non ha adottato alcuna specifica politica di attrazione delle competenze, se non per quei pochi casi, isolati e disorganici, di schemi di agevolazione fiscale per il rientro dei cervelli. Inoltre, gli investimenti in Istruzione e Ricerca rimangono ancora a livelli insoddisfacenti…Infine un’economia avanzata, come quella Italiana realizza investimenti pubblici in istruzione pari al 4,1% del Pil su una media Ue del 4,9% (dati 2015…
…Una tra le priorità di chi governa il paese dovrebbe essere perciò quella di intervenire in maniera decisa sulle cause che spingono questi giovani a emigrare arginando così il doppio problema della perdita di capitale umano e anche di investimento pubblico, dal momento che la formazione di queste competenze è sopportata, nella maggioranza dei casi, dalla finanza pubblica e quindi dalle tasse degli italiani.
L’implementazione di politiche orientate in tal senso, unitamente al rilancio degli investimenti in infrastrutture sarebbe il volano per un rinnovato percorso di sviluppo ed evoluzione dell’economia italiana nel contesto europeo. Nel XXI secolo le barriere sovraniste non potranno fermare il progresso tecnoscientifico, ma solo quello sociale e civile perché senza più istruzione e conoscenza prevarrà solo il rancore verso chi è più istruito, più innovativo, più intraprendente.

Alberto Quadrio Curzio – www.huffingtonpost.it