Riso nel piatto, scarpe ai piedi: la Lomellina è (anche) una terra di stampi

Continua il nostro viaggio alla scoperta di imprese speciali, originali, innovative e dinamiche della Lomellina. Oggi vi presentiamo la Technopoly Srl di Vigevano che racconta perché, in questo territorio, oltre al riso che c’è di più.

«In Lomellina non facciamo solo riso». Beppe Guglielmetti, titolare della Technopoly Srl di Vigevano lo afferma con orgoglio. Il riso sul piatto e le scarpe ai piedi (il distretto del calzaturiero qui fa scuola), magari con suola in poliuretano su calzature da lavoro, sportive, casual, stivali e anfibi per gli eserciti, eleganti.

IL LAVORO NON MANCA, I GIOVANI SI’
E’ questo ciò che entra ed esce dalle macchine per lo stampaggio che l’azienda di via Galli 31 produce da vent’anni. Da quando Beppe, con quarant’anni e passa di esperienze nel settore, decide che è venuto il momento di mettersi in gioco. Oggi, con una squadra di sette persone (ne fanno parte anche il socio Marco Cordedda e Paola Mercalli), lo fa ogni giorno: «Il lavoro non manca; a mancare sono i giovani motivati». Lui ne ha due, ai quali ha trasmesso passione e senso della fatica: «Mia figlia Elisa è diplomata ragioniera mentre Andrea, il figlio, ha studiato elettronica e gli piace mettere le mani in pasta. Appena ha potuto, mi ha chiesto di entrare in azienda. Ne sono contento».
Anche perché qui non ci si ferma mai: le macchine per stampare materiali poliuretanici (con colata a stampo aperto o con iniezione a stampo chiuso) sono tutte Industria 4.0 (software, interfaccia PLC e controllo da remoto), l’innovazione gioca un ruolo sostanziale, i clienti fidelizzati sono circa 100. Ma in totale, tra assistenza e manutenzioni, la lista arriva a mille. La concorrenza è pressoché azzerata – «In Italia, a produrre questi tipi di macchine, siamo solo in due» – e il magazzino non esiste: «Ogni pezzo è unico, e una volta collaudato se ne va in giro per il mondo: Sud America, Nord Africa, Portogallo, Cile, Russia e Ucraina». L’Italia? Un cliente importante, dal Nord al Sud. Con una predilezione per la regione Toscana.

LA MACCHINA CHE FA STAMPI HA IL CUORE E RISPETTA L’AMBIENTE
Le dimensioni della macchina, alla Technopoly, non hanno molta importanza. Può essere grande o piccola, più o meno complicata, più o meno robotizzata. Quello che conta è il cuore che ci si mette e le competenze che Beppe trasmette ai figli: «Non è ancora tempo di andare in pensione e penso proprio che mai ci andrò». Il perché di questa scelta lo spiega la figlia Elisa: «Ogni giorno c’è qualcosa da imparare, e il vero “maestro” è papà. D’altronde, la vera scuola la fai sul campo».

“Maestro” anche in quella lungimiranza tipica dell’imprenditore che, in un settore sufficientemente complesso, è capace di seguire le richieste del mercato ma anche di sensibilizzarlo con scelte coraggiose. Beppe Guglielmetti è stato il primo in Italia a progettare, realizzare e montare una “testa ecologica” sulle macchine per stampaggio che evita la pulizia con solventi chimici. Una soluzione eco-friendly, perché autopulente, che è rimasta nel cassetto dell’impresa per quindici anni. «Poi un giorno ho deciso che era venuto il momento e così, accanto alla produzione di macchinari tradizionali, ho inserito quelli attenti all’ambiente. Su cinque macchine che escono dalla Technopoly, una è ecologica».

NON ESISTONO COPIE
Scegliere tra le due, è una questione di sensibilità ma anche di abitudine. Lo sottolinea bene l’imprenditore quando afferma che «le macchine eco-friendly richiedono maggiori attenzioni rispetto alle altre: controllo delle temperature, immissione dell’aria, elementi tecnologici delicati impongono un cambio di passo al lavoratore. Però, se da un lato la macchina è leggermente più costosa rispetto alle altre, il prodotto migliora ed è di qualità più elevata proprio per l’assenza di solvente. E devo dire che i clienti italiani sono molto attenti a questa innovazione». Se non attenti, curiosi e interessati lo sono in tanti: «Qualcuno ha tentato di copiare le macchine della Technopoly, anche quella ecologica, ma non ci sono mai riusciti. Il Made in Italy è qualcosa di irraggiungibile».

«Risolviamo i problemi. Anche alla U-Power»
Anche perché in quel valore ci sta un’abilità impareggiabile nel risolvere i problemi. Così come è accaduto con U-Power, l’azienda specializzata nei dispositivi di protezione individuale: «L’impresa è leader nella realizzazione di prodotti che possano migliorare la qualità della vita delle persone che lavorano, così ad una loro precisa esigenza abbiamo fornito una risposta altrettanto precisa: quello che prima la U-Power faceva con due macchine, ora lo fa con una», incalza Guglielmetti.

NON SOLTANTO MODO GP
Che negli anni ha esteso la progettazione fino ai campi dei filtri, dei sottopiedi e delle protezioni tecniche. Per intenderci quelle che indossano i campioni del Moto GP ma anche del motocross e delle grandi competizioni sciistiche. Perché a correre è anche la Technopoly: ogni giorno, contro il tempo.