Congiuntura III trimestre 2014: un miglioramento lontano dalla ripresa

Qualche segnale positivo, ma non ancora sufficiente per sperare in una ripresa: è questo il quadro che emerge dai dati presentati oggi e relativi all’andamento del III trimestre 2014 per le imprese lombarde: “Parlare di ripresa non è solo difficile, ma anche rischioso in questo contesto ancora dominato da una forte ambiguità: i dati parlano di una crescita di produzione e fatturato, ma ordinativi e aspettative degli imprenditori sono ancora negativi”, commenta il Presidente di Confartigianato Imprese Lomellina, Stefano Bellati.

“Accanto ai  segnali positivi riguardanti produzione e fatturato – continua Bellati–  pare anche profilarsi un’inversione di tendenza dei consumi interni, con il rallentamento della caduta degli ordinativi interni, che giova sicuramente alle imprese artigiane, attive in prevalenza su questo mercato. Certo, siamo tutti consapevoli che, perché questa tendenza possa proseguire, è necessario che vengano attuate adeguate politiche territoriali”.

Nel terzo trimestre 2014 si registra un recupero della produzione (+0,5%); la variazione tendenziale (+0,8%) accelera leggermente rispetto allo scorso trimestre ma rimane sensibilmente inferiore al risultato di inizio anno (+1,7%). Considerando la media dei primi tre trimestri la variazione della produzione si assesta al +1,0%.

Per le aziende artigiane l’indice della produzione mantiene un andamento oscillante intorno quota 69 (dato destagionalizzato, base anno 2005=100).
Da un punto di vista settoriale, incrementi tendenziali positivi si registrano per la maggior parte dei settori oggetto d’indagine. Gli incrementi maggiori si registrano per il settore tessile (+3,9%), la meccanica (+1,7%), la gomma-plastica (+2,4%) e la carta-stampa (+1,1%). Registrano una contrazione dei livelli produttivi i minerali non metalliferi (-5,3%), le manifatturiere varie (-3,5%), le pelli-calzature (-1,2%) e gli alimentari (-0,8%).
Considerando la destinazione economica dei beni nell’artigianato il miglior risultato è relativo ai beni di consumo finale (+1,0%), mentre i beni intermedi e di investimento si fermano a +0,6%.

“I dati presentati evidenziano un altro fenomeno interessante: sembra esistere una correlazione diretta tra dimensione di impresa e incremento della produzione: di fatto, le imprese che ottengono risultati migliori e mostrano una maggior capacità di resilienza alla difficile situazione economica sono le medie e grandi imprese. Ma anche tra le imprese artigiane, le micro imprese vanno peggio di quelle più strutturate. Il messaggio che ne emerge è chiaro: ‘fare rete’ è sicuramente una delle strategie che le nostre imprese devono implementare per riuscire ad essere all’altezza delle esigenze del mercato odierno e a essere più competitive”.

Infatti, tra le imprese artigiane, le micro-imprese (fino a 9 addetti) sono appena oltre la variazione nulla (+0,1%) e quelle di maggiore dimensione registrano incrementi del 2,0%.
Rispetto allo scorso trimestre, si assiste ad un incremento delle aziende che dichiarano variazioni negative (dal 35% al 36%) o nulle (dal 22% al 24%), compensato dalla riduzione della quota di aziende che dichiara variazioni positive (dal 43% al 41%).
Il fatturato a prezzi correnti registra variazioni positive ma prossime allo zero sia rispetto al trimestre precedente (+0,2%) sia su base tendenziale (+0,3%). La variazione media gennaio-settembre in questo caso è più intensa (+1,1%), grazie al buon risultato di inizio anno.

La variazione tendenziale degli ordinativi acquisiti nel trimestre dalle imprese artigiane presenta una dinamica più negativa per il mercato interno (-1,3%) che, aggiungendosi agli altri trimestri dell’anno anch’essi negativi, porta ad una variazione media gennaio-settembre pari al -1,5%. Il mercato estero non presenta gli intensi tassi di crescita di inizio anno, ma accelera sensibilmente rispetto allo scorso trimestre (+1,2%).

L’occupazione presenta un saldo negativo che deriva dalla contemporanea diminuzione del tasso di ingresso ed aumento del tasso di uscita. La quota di aziende artigiane che hanno fatto ricorso alla CIG diminuisce (6,4%) con una riduzione della quota sul monte ore (1,1%).
Le aspettative degli imprenditori mostrano un generale peggioramento rispetto al trimestre precedente. Consistente la quota di artigiani che prevede stabilità dei livelli pari al 54% per produzione, al 57% per la domanda interna, al 74% per la domanda estera e all’85% per l’occupazione.

Conclude Bellati: “Esiste una connessione sempre più marcata tra ciò che avviene nel nostro Paese e le politiche europee in atto. In questa direzione bisogna ora puntare su una politica di investimenti, e quindi volgere lo sguardo ai grandi piani di investimento europei che potranno rappresentare un’importante spinta per la crescita economica del Paese”.